Black hat SEO: la guida più completa del web (2024)

Le tecniche di black hat SEO rappresentano un approccio controverso e rischioso all’ottimizzazione per i motori di ricerca. Queste pratiche, considerate non etiche e spesso in violazione delle linee guida dei motori di ricerca, mirano a manipolare i risultati di ricerca in modo artificiale e ingannevole. Mentre possono offrire risultati rapidi a breve termine, le conseguenze a lungo termine possono essere devastanti per la visibilità online di un sito web.

Tra le tecniche più comuni di black hat SEO troviamo:

  • Il cloaking, che consiste nel mostrare contenuti diversi ai motori di ricerca rispetto a quelli presentati agli utenti. Questa pratica sfrutta la differenza tra come i crawler dei motori di ricerca e i browser degli utenti interpretano le pagine web. Il cloaking può includere la presentazione di testo ricco di parole chiave ai bot dei motori di ricerca, mentre gli utenti vedono contenuti completamente diversi, spesso meno ottimizzati ma più accattivanti visivamente.
  • Un’altra tattica frequentemente utilizzata è il keyword stuffing, che consiste nell’inserire un numero eccessivo di parole chiave all’interno del contenuto di una pagina, spesso in modo non naturale o addirittura nascosto. Questa tecnica mira a ingannare gli algoritmi dei motori di ricerca facendo credere che il contenuto sia altamente rilevante per determinate query di ricerca. Tuttavia, il keyword stuffing rende il testo difficile da leggere per gli utenti umani e può portare a penalizzazioni da parte dei motori di ricerca una volta scoperto.
  • Le link farm rappresentano un’altra strategia di black hat SEO ampiamente utilizzata. Si tratta di reti di siti web creati appositamente per scambiarsi link reciproci in grandi quantità. L’obiettivo è aumentare artificialmente l’autorità di dominio e il PageRank dei siti coinvolti. Tuttavia, i moderni algoritmi dei motori di ricerca sono diventati estremamente abili nel rilevare queste reti di link artificiali, rendendo questa tecnica non solo inefficace ma anche potenzialmente dannosa per il posizionamento del sito.
  • Il content scraping è un’altra pratica comune nel mondo della black hat SEO. Consiste nel copiare automaticamente contenuti da altri siti web per popolare rapidamente il proprio sito con materiale apparentemente originale. Questa tecnica non solo viola i diritti d’autore, ma può anche portare a penalizzazioni severe da parte dei motori di ricerca, che privilegiano i contenuti originali e di qualità.
  • Un’altra tecnica controversa è l’uso di testo nascosto, che consiste nell’inserire parole chiave o frasi con lo stesso colore dello sfondo della pagina, rendendole invisibili agli utenti ma leggibili dai crawler dei motori di ricerca. Questa pratica è considerata altamente ingannevole e può portare a penalizzazioni immediate se scoperta.
  • Le doorway pages sono un’altra strategia di black hat SEO che mira a manipolare i risultati di ricerca. Queste sono pagine create appositamente per posizionarsi bene per determinate parole chiave, ma che reindirizzano immediatamente gli utenti a una pagina diversa una volta cliccate. I motori di ricerca considerano questa pratica come una forma di inganno verso gli utenti e possono penalizzare severamente i siti che la utilizzano.
  • Un’altra tecnica rischiosa è il cybersquatting, che consiste nel registrare nomi di dominio simili a quelli di marchi famosi o contenenti errori di battitura comuni. L’obiettivo è intercettare il traffico destinato ai siti legittimi. Questa pratica non solo è eticamente discutibile, ma può anche portare a conseguenze legali oltre che a penalizzazioni da parte dei motori di ricerca.
  • L’uso di link nascosti è un’altra tattica di black hat SEO che cerca di ingannare i motori di ricerca. Questi link sono spesso inseriti in parti del sito non visibili agli utenti, come commenti nascosti nel codice HTML o testo molto piccolo. L’obiettivo è aumentare artificialmente il numero di backlink verso determinate pagine senza che gli utenti se ne accorgano.
  • Il page swapping è una tecnica che consiste nel creare una pagina ottimizzata per una determinata parola chiave, attendere che raggiunga un buon posizionamento, e poi sostituirne il contenuto con qualcosa di completamente diverso. Questa pratica mira a sfruttare il posizionamento acquisito per promuovere contenuti che altrimenti avrebbero difficoltà a classificarsi. Tuttavia, i motori di ricerca sono diventati molto abili nel rilevare questi cambiamenti repentini di contenuto.
  • Un’altra strategia di black hat SEO è l’utilizzo di negative SEO, che consiste nel tentativo di danneggiare il posizionamento dei concorrenti attraverso pratiche scorrette. Ciò può includere la creazione di backlink di bassa qualità verso il sito del concorrente o l’invio di segnalazioni false ai motori di ricerca. Questa pratica non solo è altamente non etica, ma può anche ritorcersi contro chi la mette in atto se scoperta.
  • L’uso di rich snippet markup manipolato è un’altra tecnica di black hat SEO che sta guadagnando popolarità. Consiste nell’inserire dati strutturati falsi o fuorvianti nel codice della pagina per ottenere snippet arricchiti nei risultati di ricerca, anche quando il contenuto effettivo non li giustifica. Questa pratica può portare a penalizzazioni severe una volta scoperta dai motori di ricerca.
  • Il cloaking basato su IP è una variante sofisticata del cloaking tradizionale. Consiste nel mostrare contenuti diversi in base all’indirizzo IP del visitatore, cercando di identificare e ingannare specificamente i crawler dei motori di ricerca. Questa tecnica è particolarmente difficile da rilevare per i motori di ricerca, ma le conseguenze possono essere estremamente gravi se scoperta.
  • L’utilizzo di pagine ponte o “bridge pages” è un’altra tattica di black hat SEO che mira a manipolare il flusso di link all’interno di un sito. Queste pagine sono create con il solo scopo di passare autorità di link a pagine specifiche, senza offrire alcun valore agli utenti. Spesso, queste pagine sono nascoste dalla navigazione normale del sito e sono accessibili solo ai crawler dei motori di ricerca.
  • Una tecnica particolarmente insidiosa è l’hacking di siti web per inserire link nascosti o reindirizzamenti. Questa pratica non solo viola la legge, ma può causare danni significativi sia al sito hackerato che a quello che beneficia dei link non autorizzati. I motori di ricerca stanno diventando sempre più abili nel rilevare questi schemi di link non naturali.
  • Il content spinning è un’altra pratica comune nel mondo della black hat SEO. Consiste nel riscrivere automaticamente contenuti esistenti utilizzando software specializzati, con l’obiettivo di creare rapidamente grandi quantità di contenuti apparentemente unici. Tuttavia, il risultato è spesso di bassa qualità e può essere facilmente rilevato dai moderni algoritmi dei motori di ricerca.
  • L’uso di PBN (Private Blog Networks) è una strategia di black hat SEO che prevede la creazione di una rete di siti web apparentemente indipendenti, ma in realtà controllati dalla stessa entità, con lo scopo di manipolare i backlink. Questa pratica può essere efficace a breve termine, ma comporta rischi significativi di penalizzazione se scoperta.
  • Il parasite hosting è una tecnica che sfrutta l’autorità di domini ben posizionati per promuovere contenuti non correlati. Ciò può includere l’inserimento di contenuti su piattaforme di blogging gratuite o forum popolari, con l’obiettivo di ottenere rapidamente visibilità per parole chiave competitive.
  • L’utilizzo di anchor text overoptimization è un’altra pratica rischiosa nel campo della black hat SEO. Consiste nell’utilizzare in modo eccessivo la stessa frase chiave come testo di ancoraggio per i backlink, in un tentativo di manipolare il ranking per quella specifica keyword. Questa pratica può facilmente attirare l’attenzione dei motori di ricerca e portare a penalizzazioni.
  • La creazione di fake reviews o recensioni false è una tattica di black hat SEO che mira a manipolare la reputazione online di un’azienda o prodotto. Questa pratica non solo viola le linee guida della maggior parte delle piattaforme di recensioni, ma può anche portare a conseguenze legali oltre che a penalizzazioni da parte dei motori di ricerca.
  • L’abuso di structured data è un’altra tecnica emergente nel campo della black hat SEO. Consiste nell’utilizzare in modo improprio i dati strutturati per ottenere rich snippet nei risultati di ricerca, anche quando il contenuto effettivo non giustifica tali snippet arricchiti. Questa pratica può portare a penalizzazioni severe una volta scoperta.
  • Il clickbait è una strategia controversa che, sebbene non sempre classificata come black hat SEO, può portare a conseguenze negative. Consiste nel creare titoli e descrizioni altamente accattivanti ma fuorvianti per attirare clic, spesso a discapito della qualità effettiva del contenuto. Questa pratica può portare a un alto tasso di rimbalzo e a una diminuzione della fiducia degli utenti, fattori che i motori di ricerca tengono in considerazione.
  • L’utilizzo di redirects ingannevoli è un’altra tattica di black hat SEO che mira a manipolare il comportamento degli utenti e dei motori di ricerca. Questa pratica può includere l’uso di redirect 301 per pagine che in realtà non sono state spostate permanentemente, o l’implementazione di redirect basati su JavaScript che sono visibili agli utenti ma non ai crawler dei motori di ricerca.
  • La creazione di contenuti generati artificialmente utilizzando tecnologie di intelligenza artificiale avanzate è una frontiera emergente della black hat SEO. Sebbene non intrinsecamente negativa, questa pratica può diventare problematica quando viene utilizzata per produrre grandi volumi di contenuti di bassa qualità o per imitare in modo ingannevole lo stile di autori umani.
  • L’abuso di AMP (Accelerated Mobile Pages) è un’altra tecnica di black hat SEO che sta emergendo. Consiste nell’implementare pagine AMP non per migliorare l’esperienza mobile degli utenti, ma solo per ottenere un vantaggio nei risultati di ricerca mobile. Questa pratica può portare a penalizzazioni se il contenuto AMP non corrisponde al contenuto originale del sito.
  • Il domain spoofing è una tecnica di black hat SEO che mira a ingannare gli utenti e i motori di ricerca facendo apparire un sito come se fosse associato a un marchio o un’entità rispettabile. Questa pratica non solo è eticamente discutibile, ma può anche portare a conseguenze legali significative.
  • L’utilizzo di contenuti nascosti in modalità mobile è un’altra tattica rischiosa. Consiste nel nascondere determinati contenuti o link nella versione mobile di un sito, rendendoli visibili solo nella versione desktop. Questa pratica mira a ingannare i motori di ricerca che danno sempre più importanza all’indicizzazione mobile-first.
  • La manipolazione delle serp locali è una forma di black hat SEO che mira a influenzare i risultati di ricerca localizzati. Ciò può includere la creazione di profili aziendali falsi, la manipolazione delle coordinate GPS o l’uso di recensioni false per migliorare la visibilità nelle ricerche locali.
  • L’abuso di schema markup è una tecnica che consiste nell’utilizzare in modo improprio i dati strutturati per ottenere rich snippet nei risultati di ricerca. Questa pratica può includere l’aggiunta di markup non pertinenti o l’uso di dati falsi per migliorare l’aspetto dei risultati di ricerca.
  • Il content hijacking è una forma aggressiva di black hat SEO che consiste nel replicare contenuti popolari di altri siti, spesso modificandoli leggermente, con l’obiettivo di superare l’originale nei risultati di ricerca. Questa pratica non solo viola i diritti d’autore, ma può anche portare a penalizzazioni severe da parte dei motori di ricerca.
  • L’utilizzo di link wheels è un’altra strategia di black hat SEO che mira a manipolare l’autorità di link. Consiste nel creare una rete circolare di siti web che si linkano a vicenda in un pattern specifico, con l’obiettivo di aumentare artificialmente l’autorità di un sito target.
  • La manipolazione delle metriche di coinvolgimento è una tecnica emergente che mira a ingannare i motori di ricerca simulando un alto livello di interazione degli utenti con un sito web. Ciò può includere l’uso di bot per generare traffico falso, aumentare artificialmente il tempo di permanenza sulla pagina o manipolare altri segnali comportamentali che i motori di ricerca utilizzano come fattori di ranking.
  • L’abuso di canonical tag è una pratica di black hat SEO che consiste nell’utilizzare in modo improprio i tag canonical per manipolare l’indicizzazione delle pagine. Questa tecnica può includere l’uso di tag canonical incrociati o l’indicazione di pagine canoniche che in realtà non sono versioni originali del contenuto.
  • La creazione di contenuti tradotti automaticamente su larga scala è un’altra tattica rischiosa. Consiste nel utilizzare software di traduzione automatica per creare rapidamente versioni di un sito in multiple lingue, spesso risultando in contenuti di bassa qualità che possono essere penalizzati dai motori di ricerca.
  • L’abuso di rel=”nofollow” è una tecnica che mira a manipolare il flusso di PageRank all’interno di un sito. Consiste nell’applicare in modo selettivo l’attributo nofollow ai link interni per cercare di concentrare l’autorità su pagine specifiche, una pratica che può essere rilevata e penalizzata dai motori di ricerca.
  • Il cloaking basato su user-agent è una variante sofisticata del cloaking che mira a mostrare contenuti diversi in base al browser o al dispositivo utilizzato per accedere al sito. Questa tecnica è particolarmente insidiosa perché può essere difficile da rilevare, ma le conseguenze possono essere severe se scoperta.
  • L’abuso di hreflang è una tecnica di black hat SEO che mira a manipolare i risultati di ricerca internazionali. Consiste nell’implementare in modo improprio i tag hreflang per far apparire un sito come se avesse versioni in più lingue o per regioni specifiche, anche quando queste versioni non esistono o sono di bassa qualità. Questa pratica può portare a penalizzazioni da parte dei motori di ricerca e a una pessima esperienza utente.
  • La creazione di contenuti AI-driven non supervisionati è una frontiera emergente della black hat SEO. Mentre l’uso dell’intelligenza artificiale per la creazione di contenuti non è intrinsecamente negativo, diventa problematico quando viene utilizzato per generare grandi volumi di articoli senza supervisione umana. Questi contenuti spesso mancano di profondità, precisione e valore reale per l’utente, rischiando di essere penalizzati dai motori di ricerca.
  • Il topic hijacking è una pratica che consiste nel creare rapidamente contenuti su argomenti di tendenza o notizie recenti, spesso con informazioni superficiali o non verificate, al solo scopo di attirare traffico. Questa tecnica può portare a un degrado della qualità complessiva dei risultati di ricerca e rischia di diffondere disinformazione.
  • L’abuso di featured snippets è un’altra tattica di black hat SEO che mira a manipolare i risultati di ricerca arricchiti. Consiste nel strutturare il contenuto in modo da aumentare le possibilità di ottenere un featured snippet, spesso a discapito della qualità e dell’utilità effettiva dell’informazione fornita. Questa pratica può portare a penalizzazioni se rilevata dai motori di ricerca.
  • La creazione di reti di expired domains è una strategia che sfrutta domini scaduti con una storia di backlink di qualità. I praticanti di black hat SEO acquistano questi domini e li riempiono di contenuti ottimizzati per determinate parole chiave, sfruttando l’autorità residua del dominio. Questa pratica può offrire risultati rapidi, ma comporta rischi significativi di penalizzazione.
  • L’abuso di Google My Business è una forma di black hat SEO locale che mira a manipolare i risultati di ricerca per query locali. Può includere la creazione di profili aziendali falsi, la manipolazione delle categorie aziendali o l’uso di tecniche per apparire in aree geografiche dove l’azienda non opera realmente. Queste pratiche violano le linee guida di Google e possono portare alla rimozione del profilo aziendale.
  • Il content scraping automatizzato è una tecnica che utilizza bot per copiare automaticamente contenuti da altri siti web, spesso modificandoli leggermente per evitare il rilevamento di duplicati. Questa pratica non solo viola i diritti d’autore, ma può anche portare a penalizzazioni severe da parte dei motori di ricerca.
  • L’abuso di structured data per eventi è una tattica che consiste nel creare markup di dati strutturati per eventi falsi o manipolati, al fine di ottenere maggiore visibilità nei risultati di ricerca. Questa pratica può includere la creazione di eventi inesistenti o la manipolazione delle date per far apparire un evento come sempre imminente.
  • La manipolazione dei segnali utente è una tecnica sofisticata che mira a ingannare i motori di ricerca simulando comportamenti utente positivi. Ciò può includere l’uso di bot per generare clic sui risultati di ricerca, aumentare artificialmente il tempo di permanenza sulla pagina o simulare altri segnali comportamentali che i motori di ricerca considerano indicatori di qualità.
  • L’abuso di rel=”sponsored” e rel=”ugc” è una pratica che mira a manipolare il modo in cui i motori di ricerca interpretano i link. Consiste nell’applicare in modo improprio questi attributi ai link per cercare di influenzare il flusso di PageRank o per nascondere link a pagamento, violando le linee guida dei motori di ricerca.
  • La creazione di contenuti AI-generated multilingue è una tecnica emergente che utilizza l’intelligenza artificiale per tradurre e localizzare rapidamente contenuti in multiple lingue. Mentre la traduzione automatica non è intrinsecamente negativa, diventa problematica quando viene utilizzata su larga scala senza revisione umana, portando a contenuti di bassa qualità che possono essere penalizzati dai motori di ricerca.
  • Il negative SEO attraverso disavow file è una tattica particolarmente insidiosa che mira a danneggiare il posizionamento dei concorrenti. Consiste nel creare backlink tossici verso un sito concorrente e poi inviare un file di disavow a Google a nome del concorrente, cercando di far penalizzare il sito target. Questa pratica è altamente non etica e può avere conseguenze legali.
  • L’abuso di FAQ schema è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio lo schema di markup per le FAQ, spesso con domande e risposte irrilevanti o di bassa qualità, al solo scopo di ottenere maggiore spazio nei risultati di ricerca. Questa pratica può portare a penalizzazioni se rilevata dai motori di ricerca.
  • La creazione di contenuti basati su query di ricerca ma privi di valore è una tattica che mira a sfruttare le query di ricerca popolari senza fornire reale valore agli utenti. Consiste nel creare contenuti che corrispondono esattamente a determinate query di ricerca ma offrono poche informazioni utili, spesso ripetendo la query in modi diversi senza aggiungere sostanza.
  • L’abuso di rel=”canonical” tra domini è una pratica che mira a manipolare l’indicizzazione delle pagine su più domini. Consiste nell’implementare tag canonical che puntano a domini diversi in modo improprio, cercando di concentrare l’autorità su un dominio specifico o di nascondere contenuti duplicati.
  • La manipolazione dei segnali di E-A-T (Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) è una tecnica sofisticata che mira a ingannare i motori di ricerca sulla qualità e l’affidabilità di un sito. Può includere la creazione di profili falsi di autori, la falsificazione di credenziali o l’imitazione di siti web autorevoli. Questa pratica è particolarmente rischiosa in settori come la salute o la finanza, dove l’accuratezza delle informazioni è cruciale.
  • L’abuso di AMP (Accelerated Mobile Pages) per il cloaking è una tecnica che sfrutta la struttura delle pagine AMP per nascondere contenuti o link. Consiste nel creare versioni AMP di pagine che differiscono significativamente dalle loro controparti non-AMP, violando le linee guida di Google per l’implementazione AMP.
  • La creazione di reti di parasite hosting su larga scala è una strategia che sfrutta l’autorità di domini ben posizionati per promuovere contenuti non correlati. Questa pratica può includere l’inserimento automatizzato di contenuti su piattaforme di blogging gratuite, forum popolari o siti di condivisione di documenti, cercando di ottenere rapidamente visibilità per parole chiave competitive.
  • L’abuso di rich results è una tecnica che mira a manipolare i risultati di ricerca arricchiti attraverso l’implementazione impropria di markup strutturati. Può includere la creazione di recensioni false, la manipolazione dei dati dei prodotti o l’uso di markup non pertinenti per ottenere una maggiore visibilità nei risultati di ricerca.
  • Il cloaking basato su geolocalizzazione è una variante sofisticata del cloaking che mostra contenuti diversi in base alla posizione geografica dell’utente o del crawler. Questa tecnica è particolarmente insidiosa perché può essere difficile da rilevare, ma le conseguenze possono essere severe se scoperta dai motori di ricerca.
  • La manipolazione dei segnali di freshness è una pratica che mira a ingannare i motori di ricerca sulla frequenza di aggiornamento dei contenuti. Può includere la modifica artificiale delle date di pubblicazione, l’aggiunta di piccole modifiche irrilevanti a contenuti esistenti o la ripubblicazione frequente di contenuti vecchi con minime variazioni.
  • L’abuso di schema markup per prodotti è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati relativi ai prodotti. Può includere la manipolazione dei prezzi, la creazione di recensioni false o l’aggiunta di markup per prodotti inesistenti, tutto al fine di ottenere una maggiore visibilità nei risultati di ricerca per lo shopping.
  • La creazione di contenuti AI-generated con intent manipolativo è una frontiera emergente della black hat SEO. Consiste nell’utilizzare avanzati modelli di linguaggio per generare contenuti che appaiono naturali e ben scritti, ma che sono progettati specificamente per manipolare i risultati di ricerca senza offrire reale valore agli utenti.
  • L’abuso di news schema è una pratica che mira a manipolare i risultati di ricerca per le notizie. Può includere l’implementazione impropria di markup per articoli di news su contenuti che non sono realmente notizie, o la manipolazione delle date di pubblicazione per far apparire contenuti vecchi come recenti.
  • Il content cloaking basato su referrer è una tecnica sofisticata che mostra contenuti diversi in base alla provenienza dell’utente. Ad esempio, può mostrare contenuti ottimizzati per i motori di ricerca quando l’utente arriva da una SERP, ma contenuti diversi quando l’utente arriva direttamente al sito. Questa pratica è particolarmente difficile da rilevare ma può portare a penalizzazioni severe se scoperta.
  • L’abuso di video schema è una tattica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati relativi ai video. Può includere la creazione di thumbnail ingannevoli, la manipolazione della durata del video o l’aggiunta di markup per video inesistenti, tutto al fine di ottenere una maggiore visibilità nei risultati di ricerca video.
  • La manipolazione dei segnali di mobile-first indexing è una pratica che mira a ingannare i motori di ricerca sulla qualità dell’esperienza mobile di un sito. Può includere la creazione di versioni mobile apparentemente ottimizzate ma che in realtà offrono una pessima esperienza utente, o l’implementazione di reindirizzamenti ingannevoli specifici per dispositivi mobili.
  • L’abuso di breadcrumb schema è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati relativi alla navigazione breadcrumb. Può includere la creazione di percorsi di navigazione falsi o manipolati per cercare di influenzare la percezione della struttura del sito da parte dei motori di ricerca.
  • La creazione di reti di social media fake è una strategia che mira a manipolare i segnali sociali che i motori di ricerca potrebbero considerare come fattori di ranking. Consiste nella creazione di profili social falsi e nell’generazione di interazioni artificiali per simulare popolarità e engagement.
  • L’abuso di speakable schema è una pratica emergente che mira a manipolare i risultati di ricerca vocale. Consiste nell’implementare in modo improprio i markup per contenuti “speakable”, spesso con informazioni irrilevanti o di bassa qualità, al solo scopo di ottenere maggiore visibilità nelle ricerche vocali.
  • La manipolazione dei segnali di Core Web Vitals è una tecnica sofisticata che mira a ingannare i motori di ricerca sulla performance di un sito web. Può includere l’implementazione di ottimizzazioni che migliorano artificialmente le metriche di Core Web Vitals solo per i crawler, senza reali benefici per gli utenti reali.
  • L’abuso di job posting schema è una pratica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati relativi alle offerte di lavoro. Può includere la creazione di annunci di lavoro falsi o la manipolazione delle date di pubblicazione per far apparire le offerte come sempre recenti e rilevanti.
  • La creazione di contenuti AI-generated con tecniche di spinning avanzate è una frontiera emergente della black hat SEO. Consiste nell’utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale per riscrivere automaticamente contenuti esistenti in modi che appaiono unici ai motori di ricerca, ma che in realtà non aggiungono nuovo valore informativo.
  • L’abuso di dataset schema è una tecnica che mira a manipolare i risultati di ricerca per set di dati e ricerche accademiche. Consiste nell’implementare in modo improprio i markup per dataset, spesso con informazioni false o manipolate, al fine di ottenere visibilità in nicchie di ricerca specifiche.
  • La manipolazione dei segnali di intent di ricerca è una pratica sofisticata che mira a ingannare i motori di ricerca sull’intento dell’utente associato a determinate query. Può includere la creazione di contenuti che apparentemente soddisfano diversi tipi di intent (informativo, transazionale, navigazionale) ma che in realtà non offrono valore reale per nessuno di essi.
  • L’abuso di sitelinks searchbox schema è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per la casella di ricerca nei sitelink. Può includere la manipolazione dei parametri di ricerca o l’implementazione su siti che non hanno realmente una funzionalità di ricerca interna, al solo scopo di ottenere maggiore visibilità nei risultati di ricerca.
  • La creazione di reti di blog artificiali con contenuti generati è una strategia che sfrutta la potenza dell’AI per creare rapidamente grandi quantità di contenuti apparentemente diversi ma correlati. Questa pratica mira a simulare una rete di blog tematici naturali, ma in realtà è progettata per manipolare l’autorità di dominio e i backlink.
  • L’abuso di how-to schema è una pratica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per contenuti di tipo “how-to”. Può includere la creazione di guide passo-passo false o di bassa qualità, o l’applicazione del markup a contenuti che non sono realmente istruzioni, al solo scopo di ottenere rich snippet nei risultati di ricerca.
  • La manipolazione dei segnali di entità è una tecnica sofisticata che mira a ingannare i motori di ricerca sulla rilevanza e l’autorità di determinate entità (persone, luoghi, organizzazioni) menzionate nel contenuto. Può includere la creazione di relazioni false tra entità o l’amplificazione artificiale dell’importanza di entità specifiche.
  • L’abuso di recipe schema è una pratica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per le ricette. Può includere la creazione di ricette false o plagiate, la manipolazione dei tempi di preparazione o l’aggiunta di markup per ricette a contenuti che non sono effettivamente ricette culinarie. Questa tecnica mira a ottenere rich snippet nei risultati di ricerca per query legate al cibo e alla cucina.
  • La manipolazione dei segnali di dwell time è una strategia sofisticata che mira a ingannare i motori di ricerca sul tempo effettivo che gli utenti trascorrono su un sito. Può includere l’uso di script che ritardano artificialmente la chiusura della pagina o che simulano interazioni dell’utente, nel tentativo di far apparire il contenuto più coinvolgente di quanto non sia realmente.
  • L’abuso di speakable schema per assistenti vocali è una tecnica emergente che mira a manipolare i risultati delle ricerche vocali. Consiste nell’implementare in modo improprio i markup per contenuti “speakable”, spesso con informazioni irrilevanti o di bassa qualità, al solo scopo di ottenere maggiore visibilità nelle risposte degli assistenti vocali come Google Assistant o Alexa.
  • La creazione di reti di domini di reindirizzamento è una pratica che sfrutta una catena di domini per manipolare l’autorità di link. Questa tecnica prevede l’acquisto di numerosi domini scaduti o di basso costo, configurandoli per reindirizzare attraverso una serie di passaggi prima di raggiungere il sito di destinazione, nel tentativo di nascondere schemi di link non naturali.
  • L’abuso di local business schema è una tattica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per le attività locali. Può includere la creazione di profili aziendali falsi, la manipolazione degli orari di apertura o l’aggiunta di servizi inesistenti, tutto al fine di ottenere una maggiore visibilità nei risultati di ricerca locali.
  • La manipolazione dei segnali di user engagement su scala è una tecnica avanzata che mira a ingannare i motori di ricerca sull’effettivo coinvolgimento degli utenti con un sito. Può includere l’uso di bot sofisticati per simulare modelli di navigazione naturali, interazioni con i contenuti e persino condivisioni sui social media, nel tentativo di far apparire il sito più popolare e coinvolgente di quanto non sia realmente.
  • L’abuso di event schema per eventi virtuali è una pratica emergente che sfrutta il crescente interesse per gli eventi online. Consiste nell’implementare in modo improprio i markup per eventi, creando una serie di eventi virtuali falsi o manipolati, spesso con date flessibili o ricorrenti, per mantenere una presenza costante nei risultati di ricerca per query relative agli eventi.
  • La creazione di contenuti AI-generated con tecniche di SEO avanzate è una frontiera in rapida evoluzione della black hat SEO. Questa pratica utilizza algoritmi di intelligenza artificiale non solo per generare contenuti, ma anche per ottimizzarli in tempo reale in base alle tendenze di ricerca e ai fattori di ranking percepiti, creando un flusso costante di contenuti apparentemente rilevanti ma privi di reale valore informativo.
  • L’abuso di FAQ schema su scala è una tecnica che consiste nell’implementare in modo massiccio e improprio i dati strutturati per le FAQ. Può includere la creazione di sezioni FAQ artificialmente gonfiate, con domande e risposte irrilevanti o duplicate, sparse su numerose pagine del sito, nel tentativo di dominare lo spazio nei risultati di ricerca attraverso i rich snippet.
  • La manipolazione dei segnali di autorità di dominio è una strategia complessa che mira a ingannare i motori di ricerca sull’importanza e l’affidabilità di un dominio. Può includere la creazione di una rete di siti web apparentemente indipendenti ma interconnessi, l’acquisizione e il reindirizzamento di domini autorevoli scaduti, e l’implementazione di schemi di link sofisticati per simulare un profilo di backlink naturale e autorevole.
  • L’abuso di video schema con contenuti AI-generated è una pratica emergente che combina l’uso improprio dei markup per i video con la creazione di contenuti video generati dall’intelligenza artificiale. Questa tecnica può includere la produzione di masse di video di bassa qualità ma ottimizzati per specifiche parole chiave, con thumbnail accattivanti ma ingannevoli, nel tentativo di dominare i risultati di ricerca video.
  • La creazione di reti di social bookmarking artificiali è una strategia che mira a manipolare i segnali sociali e di backlink. Consiste nella creazione e gestione di numerosi account su piattaforme di social bookmarking, utilizzandoli per generare una grande quantità di backlink apparentemente naturali ma in realtà artificiali e di basso valore.
  • L’abuso di product review schema è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per le recensioni dei prodotti. Può includere la creazione di recensioni false o manipolate, l’aggregazione di recensioni da fonti non verificate, o l’applicazione del markup a contenuti che non sono effettivamente recensioni, al fine di ottenere rich snippet nei risultati di ricerca per query legate allo shopping.
  • La manipolazione dei segnali di relevance attraverso l’AI è una pratica sofisticata che utilizza l’intelligenza artificiale per analizzare e replicare i pattern di contenuto che i motori di ricerca sembrano considerare più rilevanti per determinate query. Questa tecnica può portare alla creazione di contenuti che appaiono altamente pertinenti agli algoritmi ma che in realtà offrono poco valore agli utenti reali.
  • L’abuso di course schema è una pratica emergente che sfrutta l’interesse crescente per l’apprendimento online. Consiste nell’implementare in modo improprio i markup per corsi e materiali didattici, spesso con informazioni false o esagerate sui contenuti del corso, le credenziali degli istruttori o i benefici per gli studenti, al fine di ottenere visibilità nei risultati di ricerca relativi all’educazione.
  • La creazione di reti di micro-influencer artificiali è una strategia che mira a manipolare i segnali di autorità e influenza sociale. Questa pratica prevede la creazione e la gestione di numerosi profili social falsi che simulano micro-influencer in nicchie specifiche, utilizzandoli per generare engagement artificiale e backlink apparentemente naturali verso i siti target.
  • L’abuso di dataset schema per ricerche scientifiche è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per set di dati scientifici. Può includere la creazione di dataset falsi o manipolati, l’esagerazione della portata o dell’importanza dei dati, o l’applicazione del markup a contenuti che non sono effettivamente dati di ricerca, al fine di ottenere visibilità nei risultati di ricerca accademici e scientifici.
  • La manipolazione dei segnali di user intent attraverso l’AI è una pratica avanzata che utilizza l’intelligenza artificiale per analizzare e prevedere l’intento dell’utente dietro specifiche query di ricerca. Questa tecnica può portare alla creazione di contenuti che sembrano soddisfare perfettamente l’intento percepito, ma che in realtà sono progettati principalmente per manipolare i risultati di ricerca piuttosto che per fornire valore reale.
  • L’abuso di software application schema è una pratica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per le applicazioni software. Può includere la creazione di informazioni false o esagerate sulle funzionalità del software, le valutazioni degli utenti o la compatibilità con diversi sistemi, al fine di ottenere rich snippet nei risultati di ricerca per query legate al software.
  • La creazione di reti di blog multi-lingua artificiali è una strategia che sfrutta la potenza dell’AI per generare rapidamente contenuti in diverse lingue. Questa pratica mira a creare una presenza globale artificiale, con siti apparentemente localizzati in vari paesi e lingue, ma in realtà generati automaticamente e privi di valore reale per gli utenti locali.
  • L’abuso di HowTo schema per contenuti non istruttivi è una tecnica che consiste nell’applicare in modo improprio i markup per contenuti di tipo “come fare”. Può includere la trasformazione di contenuti generici in format apparentemente istruttivi, l’aggiunta di passaggi non necessari o irrilevanti, o l’applicazione del markup a contenuti che non sono effettivamente guide pratiche, al solo scopo di ottenere rich snippet nei risultati di ricerca.
  • La manipolazione dei segnali di freshness attraverso l’aggiornamento automatico è una pratica che mira a ingannare i motori di ricerca sulla frequenza di aggiornamento dei contenuti. Utilizza script automatizzati per apportare piccole modifiche non sostanziali ai contenuti esistenti, come la modifica delle date o l’aggiunta di frasi generate dall’AI, nel tentativo di far apparire il contenuto costantemente aggiornato e rilevante.
  • L’abuso di speakable schema per podcast è una tecnica emergente che mira a manipolare i risultati di ricerca per contenuti audio. Consiste nell’implementare in modo improprio i markup per contenuti “speakable” su trascrizioni di podcast o descrizioni di episodi, spesso con informazioni irrilevanti o fuorvianti, al fine di ottenere maggiore visibilità nelle ricerche relative ai podcast.
  • La creazione di reti di siti di notizie artificiali è una strategia complessa che sfrutta l’intelligenza artificiale per generare un ecosistema di siti di notizie apparentemente indipendenti. Questa pratica può includere la creazione di articoli di notizie generati dall’AI, la manipolazione delle date di pubblicazione e l’implementazione di schemi di link incrociati per simulare una rete di fonti di notizie autorevoli.
  • L’abuso di FAQ schema per contenuti non interrogativi è una pratica che consiste nell’applicare in modo improprio i markup per le FAQ a contenuti che non sono effettivamente domande e risposte. Può includere la trasformazione forzata di contenuti narrativi o descrittivi in format di domanda e risposta, o la creazione di FAQ artificiali e irrilevanti, al solo scopo di ottenere rich snippet nei risultati di ricerca.
  • La manipolazione dei segnali di E-A-T attraverso l’AI è una tecnica sofisticata che utilizza l’intelligenza artificiale per creare e gestire profili online falsi ma convincenti di esperti, autorità e fonti affidabili. Questa pratica può includere la generazione di biografie dettagliate, la creazione di contenuti apparentemente autorevoli e la simulazione di interazioni social per costruire una falsa reputazione di esperienza e autorevolezza in specifici settori.
  • L’abuso di book schema per contenuti non librari è una pratica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per i libri. Può includere l’applicazione del markup a contenuti che non sono effettivamente libri pubblicati, la creazione di informazioni false su autori o editori, o la manipolazione dei dati bibliografici, al fine di ottenere visibilità nei risultati di ricerca relativi ai libri e alla letteratura.
  • La creazione di reti di directory artificiali è una strategia che mira a manipolare i segnali di autorità locale e di nicchia. Questa pratica prevede la creazione di numerose directory web apparentemente specializzate in vari settori o località, popolate con elenchi di attività e servizi generati dall’AI, nel tentativo di creare una rete di backlink apparentemente naturali ma in realtà artificiali.

L’abuso di image schema con immagini generate dall’AI è una tecnica emergente che combina l’uso improprio dei markup per le immagini con la creazione di immagini generate dall’intelligenza artificiale. Questa pratica può includere la produzione di masse di immagini ottimizzate per specifiche parole chiave, con metadati manipolati e descrizioni ingannevoli, nel tentativo di dominare i risultati di ricerca per immagini.

  • La manipolazione dei segnali di user satisfaction attraverso l’AI è una pratica avanzata che utilizza l’intelligenza artificiale per simulare pattern di comportamento degli utenti associati a un’elevata soddisfazione. Può includere la generazione di dati di analytics artificiali, la simulazione di bassi tassi di rimbalzo e lunghi tempi di permanenza sulla pagina, e la creazione di segnali di coinvolgimento falsi ma convincenti.
  • L’abuso di organization schema per entità fittizie è una tecnica che consiste nell’implementare in modo improprio i dati strutturati per organizzazioni. Può includere la creazione di profili dettagliati ma falsi per aziende o organizzazioni inesistenti, l’esagerazione della portata o dell’importanza di piccole entità, o l’applicazione del markup a contenuti che non rappresentano effettivamente organizzazioni reali, al fine di ottenere maggiore visibilità e autorità percepita nei risultati di ricerca.
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